Recentemente in un’intervista rilasciata al Corriere del Veneto, l’ex bandiera rossonera Franco Baresi ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti riguardanti i vecchi e gloriosi tempi del Milan comparati con quelli difficili che sta passando la squadra in questi mesi.
Il confronto è ovviamente ingiusto soprattutto per quanto concerne la qualità dei giocatori che fanno parte della rosa attuale, poca cosa rispetto ai fenomeni del Milan di Sacchi che poteva allenare Baresi stesso, l’allenatore del Napoli Ancelotti, Galli, Tassotti, Maldini, Costacurta, Colombo, Donadoni e i tre olandesi d’oro Gullit, Rijkaard e Van Basten.
Le caratteristiche vincenti del Milan di Sacchi
I metodi del guru del calcio Arrigo Sacchi erano completamente nuovi per l’epoca e tutti erano curiosi di capire le sue richieste e come realmente fosse il calcio da lui proposto.
Il Milan di Sacchi è stata una squadra vincente, ma la ricordiamo anche e forse soprattutto per il modo in cui si impose nel mondo del calcio italiano e mondiale grazie al suo gioco spumeggiante.
Si trattava di un undici aggressivo, perfettamente organizzato e molto veloce. Portava avanti un’idea nuova di calcio che lasciò a bocca aperta molti appassionati in tutto il mondo.
Era anche il Milan di Berlusconi che, grazie alla sua verve imprenditoriale, portò entusiasmo nella piazza rossonera e grandi speranze di successo nei giocatori, come afferma lo stesso Baresi.
Gli inizi di Sacchi non furono facili perché le sue idee erano rivoluzionarie, ma grazie al sostegno di tutto lo spogliatoio che non vedeva l’ora di giocare in modo diverso e iniziare a vincere e a una dirigenza illuminata che indovinò l’allenatore e seppe aspettare i suoi successi senza mettergli troppa pressione nei primi mesi.
La società guidata da Silvio Berlusconi riuscì a tenere uniti tutte le diverse componenti e ciò consentì di creare un ambiente unico e vincente di cui tutti sentivano di essere parte irrinunciabile e fondamentale.
Il ruolo del difensore secondo Baresi
Franco Baresi nel corso dell’intervista ripercorre anche l’evoluzione del suo ruolo nel corso degli anni, nei primi tempi è stato, infatti, sia il classico libero con la marcatura a uomo, ruolo ormai scomparso, sia, ai tempi di Liedholm e Sacchi, il difensore centrale con la zona.
Grazie al nuovo ruolo, Baresi riuscì a esprimere nel miglior modo le sue doti di impostazione del gioco e di propensione offensiva che ha sempre avuto e dimostrato nel corso della sua carriera.
Baresi è diventato un leader anomalo, molto silenzioso e introverso, per lui hanno parlato i fatti più delle parole, anche in campo con i suoi compagni di reparto non parlava più di tanto, i meccanismi di difesa erano ormai consolidati, bastava uno sguardo.
Un esempio di altri tempi, purtroppo fuori moda visto che al giorno d’oggi a farla da padroni sono i social e l’immagine pubblica che anche i leader in campo devono avere.
Il Milan oggi
Del momento attuale del Milan, Baresi non parla molto anche se ovviamente è dispiaciuto per tutti i tifosi e per la fine dell’esperienza Giampaolo sulla panchina rossonera. Durante l’estate l’ex difensore milanista aveva speso parole al miele nei suoi confronti, ora per correttezza si astiene dal commentare la difficile situazione.