Nel basket, come in molti altri sport, purtroppo, si sono verificati episodi vergognosi di risse tra due o più giocatori. Vediamo quali sono state le più violente dell’NBA
Come in moltissimi sport, anche del basket si sono verificate risse che sono rimaste impresse nella storia di questo sport, soprattutto a causa della loro violenza. In passato, era più comune assistere a scontri violenti tra giocatori, soprattutto fino agli inizi degli anni 2000. La NBA ha poi introdotto regole più severe contro tali comportamenti per prevenirne la recrudescenza. Tuttavia, in queste ultime stagioni, si è verificato un ritorno di episodi simili. Dopo aver appena passato il 17esimo anniversario della celebre rissa di NBA, nota come “The Malice at the Palace”, esploriamo le risse più “rilevanti”, violente e intense degli ultimi 30 anni di questo sport.
Le risse più violente durante le partite di NBA
Marcus Camby vs Danny Ferry (Knicks-Spurs, 6/1/2006). È il 6 gennaio del 2006 e siamo in piena regular season. Al Madison Square Garden va in scena la sfida tra i padroni di casa dei New York Knicks (che saranno i grandi protagonisti di questo pezzo) e i San Antonio Spurs (del trio Duncan, Ginobili e Parker). Siamo a 3:20 dalla fine del match sul punteggio di 99-79 per la squadra della Grande Mela. Quando sul tiro sbagliato da Kurt Thomas, Danny Ferry sbraccia e colpisce volontariamente sul viso Marcus Camby che stava andando a rimbalzo. Dopo aver assorbito il colpo il centro dei Knicks si riversa alla caccia dell’ala avversaria venendo placcato in un primo momento dall’arbitro più vicino. Dopo una discussione accesa tra il direttore di gara e Camby, la situazione sembrava risolta. Ma quando Ferry gli passa vicino il numero 23 della franchigia di New York scatta verso di lui per risolvere la questione con le cattive. Questa volta a mettersi in mezzo è addirittura il coach della squadra di casa Jeff Van Gundy (anche lui lo ritroveremo più avanti). E invece ci va di mezzo lui ricevendo un duro colpo alla testa. Le conseguenze della vicenda sono: 12 punti in testa per il povero coach Van Gundy, una partita di squalifica e una multa da 7.500 mila dollari per Ferry e 5 match di sospensione e 25mila dollari di sanzione per Camby.
Alonzo Mourning vs Larry Johnson (Knicks-Heat, 30/4/1998). Questa volta siamo all’inizio dei playoffs; precisamente a gara 4 del primo round del 1998. Siamo ancora a New York, ancora al Madison, ancora con i Knicks protagonisti, ma gli avversari di giornata sono i Miami Heat. La partita varrà il 2-2 e sarà decisiva per la rimonta e il passaggio del turno della squadra di casa. In questa occasione ci troviamo nel quarto quarto, a 3 secondi dalla sirena finale, e i Knicks conducevano ancora per 90-85 (che poi sarà il punteggio finale). Tim Hardaway tenta una tripla senza successo, e John Starks è il più veloce a prendere il rimbalzo. NY vince, ma sotto canestro si accende una rissa tra ex compagni di squadra: Alonzo Mourning e Larry Johnson. Il gioco è stato bruscamente interrotto, e tutti i giocatori, più Jeff Van Gundy (ancora lui, che non ha imparato la lezione), corrono a separare i due. Charles Oakley è il più rapido a infilarsi in mezzo, mentre il coach dei Knicks cerca di trattenere Mourning. Jeff scivola e finisce a terra, dove afferra la gamba del centro degli Heat che lo calpesta e scalcia per liberarsi. Van Gundy regge per un po’, ma poi molla la presa e viene aiutato dagli assistenti a rialzarsi. A quel punto lo scontro verbale si sposta tra lui e Alonzo. Per fortuna le anime si calmano, e la rissa finisce qui. Le ripercussioni di questo episodio si traducono nella squalifica per la decisiva Gara 5 dei protagonisti Larry Johnson e Alonzo Mourning, insieme all’ala piccola dei Knicks, Chris Mills, che è intervenuto dalla panchina in difesa del compagno.
Derek Harper vs Jo Jo English (Bulls-Knicks, 13/5/1994). Nell’unica stagione degli anni ’90 in cui i Chicago Bulls giocano senza MJ, il 13 maggio 1994, durante Gara 3 delle Finali della Eastern Conference allo United Center, gli avversari di Phil Jackson sono proprio i Knicks. A cavallo fra gli anni ’90 e inizio 2000, dire rissa era sinonimo della squadra di New York (qui il link di una top 10 solo a tema Knicks). Siamo sempre nel finale di partita quando Oakley tira da sotto il ferro, ma Horace Grant glielo impedisce con un fallo. L’azione sembra finita, ma sul perimetro (e fuori inquadratura per i telespettatori) Derek Harper e Jo Jo English è un po’ che se le mandano a dire. A un certo punto la cosa esplode. Solo dopo la partita si scoprirà che tutto degenerò a causa di uno sputo del giocatore dei Bulls in risposta a delle provocazioni della guardia dei Knicks. Harper allora passa alle mani, iniziando a spingere e infierire fisicamente sull’avversario. I giocatori di entrambe le squadre cercano di intervenire per separare i due. Derek getta a terra English mentre i giocatori si uniscono alla rissa, con il punto nevralgico che si sposta a bordo campo, coinvolgendo anche gli spettatori nelle prime due file. Tutto ciò accade sotto gli occhi sconcertati e furiosi dell’allora commissario NBA David Stern. Il caos durò diverso tempo e la situazione si assestò solo dopo qualche minuto con diversi giocatori coinvolti: Patrick Ewing, Charles Oakley, Anthony Mason e John Starks per i Knicks, mentre per Chicago si intromisero principalmente Bill Cartwright e Scottie Pippen, oltre al personale di sicurezza dello United Center. Tuttavia, solo Harper e English furono espulsi e costretti a finire il match in anticipo. Le conseguenze della vicenda, questa volta, toccarono addirittura l’intera NBA molto più che i diretti interessati. Questo fu uno dei tre episodi che più hanno fatto ragionare la lega a introdurre regole più stringenti sui comportamenti violenti in campo. Gli altri due sono i due punti successivi. Tornando alle sanzioni: Derek Harper fu sospeso per le due successive partite della serie, mentre Jo Jo English solo per una. Quindi entrambi tornarono in campo per le decisive e avvincenti Gara 6 e 7 di quella serie, poi vinta da New York.
Mardy Collins vs JR Smith (Knicks-Nuggets, 16/12/2006). Ancora loro? Ebbene sì, 4 su 4 per la squadra della Grande Mela, oltretutto come lasso di tempo siamo solo un mese prima della rissa Camby-Ferry. Siamo già nel lasso temporale dei Knicks perdenti, ma che era meglio non prendere in giro (JR può confermare). Come al solito ci troviamo a fine quarto quarto, manca 1:23 alla sirena, ma questa volta sia in regular season. I nervi dovrebbero essere meno tesi, ma non a New York. Dove la squadra di casa sta perdendo 119-100 contro una delle forze dell’Ovest. Ma Smith non è sazio e parte in contropiede, venendo rimontato e fermato con le cattive da Mardy Collins. Per chi non se lo ricordasse è una guardia/ala tiratrice con breve esperienza NBA e che fino a 2 anni fa potevate ammirare nel campionato francese con lo Strasburgo. JR non gradisce e si alza per andare faccia a faccia con l’avversario. Compagni e arbitri provano a separarli, ma la cosa degenera nel più classico tutti contro tutti (venendo anche qui coinvolto il pubblico). Diversi giocatori si uniscono alla rissa, la guardia dei Nuggets cambia obiettivo e salta su Nate Robinson, che era intervenuto in difesa di Collins. Ma a combinarla grossa è Carmelo Anthony che prima si lancia in mezzo ai giocatori dei Knicks e poi sferra un pungo a Jared Jeffries. Il numero 20 della squadra di casa perde le staffe e si butta all’inseguimento della star di Denver, che scappa. L’intervento di dirigenti e allenatori placa il tutto. La scena, però, è deplorevole e gli arbitri decidono di usare il pugno duro: tutti e dieci i giocatori che erano in campo sono stati espulsi. Tutti e 10! Ancora più severo fu il già citato commissario NBA che, come conseguenza della vicenda, decise di dare 47 giornate di sospensione combinate tra 7 giocatori. 15 giornate di squalifica per Carmelo Anthony, 10 per JR Smith e Nate Robinson, 6 per Mardy Collins, 4 per Jared Jeffries, 1 per Nene e Jerome James. In più, il pugno rifilato da Anthony a Jeffries gli costò oltre 600mila dollari di multa. Mentre per lo spettacolo indegno furono multati sia i Knicks che i Nuggets, per 500 mila dollari a testa.
Ron Artest vs Ben Wallace e pubblico (Pistons-Pacers, 14/11/2004). Ebbene sì, la prima notizia è che in quella che è stata ribattezzata come la “più brutale rissa NBA” non sono presenti i New York Knicks. La vicenda si svolse al Palace of Auburn Hills, arena dei Pistons fino al 2017. Proprio dal nome dell’arena arriva il soprannome di “The Malice at the Palace“. Era il 14 novembre del 2004, quindi siamo nel primo mese di regular season. Da una parte c’erano gli Indiana Pacers di Ron Artest, non ancora Metta World Peace, e Reggie Miller. Mentre dall’altra i Detroit Pistons dei Bad Boys guidati da Ben Wallace e Chauncey Billups (freschi campioni NBA). Mancavano circa 50 secondi alla fine di un match bello, molto fisico e che vedeva gli ospiti avanti nettamente per 97-82. Ben Wallace penetra, segna e subisce il fallo di Artest che lo manda in lunetta, ma quel tiro non ci sarà mai. Sarà la frustrazione della sconfitta o l’inutilità del fallo, ma il centro dei Pistons decide di andare a brutto muso con la guardia dei Pacers. I due iniziano ad azzuffarsi, con soprattutto Wallace che si butta alla ricerca dell’avversario. Arbitri, compagni, avversari, allenatori e addetti alla sicurezza; sono una ventina le persone servite per separare momentaneamente i due. La calma, però, dura solo pochi secondi. Perché, mentre Ben veniva accompagnato di forza lontano dai compagni e Ron Artest era stato fatto sdraiare per sbollire i nervi, un tifoso lancia un bicchiere pieno di coca-cola sul giocatore dei Pacers. La guardia della franchigia di Indiana non ci vede più dalla rabbia e, oserei dire, il resto è storia. Per i più curiosi lascio il link con descrizione precisa (oltre al video qui sotto). Per gli altri è giusto sapere che iniziò una mega azzuffata tra i giocatori dei Pacers, soprattutto Artest e il compagno Stephen Jackson, contro diversi sostenitori della squadra ospite. Le conseguenze della vicenda, neanche a dirlo, furono pesantissime. Tra gli spettatori ne fecero le spese maggiori: John Green (colui che aveva tirato il bicchiere e due pugni in faccia a Artest) e Charlie Haddad (anche lui colpì l’ex campione NBA durante la rissa) furono espulsi a vita dallo stadio dei Pistons e si beccarono diverse denunce. Altri 5 spettatori furono accusati di aggressione e gli fu vietato di partecipare agli incontri dei Pistons per il resto della stagione. Successivamente (una volta rivisti bene i video dell’accaduto) arrivarono dure sentenze: Bryan Jackson, tifoso accusato di aver lanciato una sedia pieghevole e ferendo il giocatore dei Pacers Jermaine O’Neal. Il quale fu condannato a due anni di libertà vigilata e al pagamento di 6mila dollari di risarcimento. Oltre che a David Wallace (fratello di Ben), il quale venne condannato a un anno di libertà vigilata e al servizio della comunità per aver sferrato dei pugni alle spalle alla guardia Eddie Jones. Anche per i giocatori coinvolti fu usata la mano pesante. Per i Pacers: Ron Artest fu sospeso per l’intera stagione e multato per 5 milioni di dollari, Stephen Jackson prese 30 partite di squalifica e 1.7 milioni di dollari, Jermaine O’Neil ricevette 15 di giornate e 4 milioni di dollari, Anthony Johnson 5 match e 120 mila dollari. Minori le conseguenze per Reggie Miller e David Harrison (solo 1 giornata e 60 mila dollari di multa solo per il primo). Per i Pistons le sentenze furono meno gravi, ma non mancarono. Ben Wallace fu fermato per 6 giornate e pagò 400 mila dollari di sanzione, mentre Chauncey Billups, Derrick Coleman e Elden Campbell ricevettero 1 giornata e circa 50 mila dollari di multa a testa.