Tra Salvini e i sindacati è scontro aperto sullo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, ma questo muro contro muro potrebbe favorire un’altra persona: Giorgia Meloni.
Da giorni è al centro del dibattito lo scontro tra i sindacati e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Ad accendere la contesa lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per venerdì 17 novembre. Uno sciopero che il leader della Lega vorrebbe precettare e contro il quale si è schiarato in maniera più che dura. “Vogliamo tutelare i milioni di italiani che tutti i giorni hanno bisogno di viaggiare. Vogliamo trovare un equilibrio tra diritto allo sciopero e diritto al lavoro e alla mobilità“, ha dichiarato il ministro. Un muro contro muro particolarmente acceso dietro al quale si nascondo, però, anche dinamiche politiche non indifferenti e che potrebbe privilegiare Giorgia Meloni.
L’approccio politico di Salvini è abbastanza noto e, spesso, costruisce la propria dialettica proprio intorno allo scontro con qualcosa o qualcuno. Fin dall’inizio di questa legislatura è stato così. Dopo aver vinto le elezioni lo aveva fatto trasformando in capri espiatori i migranti, nel primo anno è stata la volta dei percettori del reddito di cittadinanza e adesso delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori e lavoratrici che lottano. Il ministro sta puntando il dito contro chi ha indetto lo sciopero tentando di inserirsi all’interno del malcontento non soltanto di chi “odia” i sindacati e la sinistra, ma anche dei pendolari che lo sciopero lo subirebbero. Lo fa per diversi motivi. In primis, per spostare l’asse del dibattito e “nascondere” in qualche modo le criticità del Governo. Lo fa, però, soprattutto per sé stesso. Salvini è, infatti, a caccia del consenso che gli possa garantire almeno il 10% nei sondaggi elettorali, scoglio che al momento fatica a superare. Alzare i toni, ergersi a paladino di una certa fetta della popolazione, ha questo obiettivo.
Il rischio che il leader del Carroccio sta correndo, però, è quello di favorire Giorgia Meloni. Perché è molto probabile che gli effetti di questo scontro durissimo con i sindacati non portino in realtà grandi benefici a Salvini, ma ne portino a Fratelli d’Italia, in questo momento in continua ascesa e, in fondo, massima espressione della maggioranza di Governo. Una possibilità condivisa da molti analisti politici e anche da chi sta all’opposizione, come per esempio Carlo Calenda.
“Ho criticato un milione di volte la scelta di fare gli scioperi a cavallo del weekend. Ma una cosa è dire che è sbagliata, altra alzare il livello del conflitto precettando. Lui lo fa per dimostrare che è molto più duro di Meloni, mentre Landini organizza la piazza per dimostrare che è lui la vera opposizione – ha detto il leader di Azione al Quotidiano Nazionale – La scelta della piazza finirà per aiutare Meloni. La piazza è una scelta che si può fare solo di fronte a gravi lesioni di diritti civili, come abbiamo fatto noi manifestando solidarietà al popolo ucraino, ma se la fai su tutto perde valore“.
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