Mentre il salario minimo in Italia resta un miraggio, in molti altri Paesi è ormai una realtà consolidata. Non solo: in alcuni Stati è stato recentemente aumentato.
Nei mesi scorsi in Italia ha trovato grande spazio il dibattito sul salario minimo. Si tratta di una misura particolarmente diffusa in Europa, che nel Belpaese, però, non esiste. Nonostante le pressioni delle parti sociali e di alcuni partiti politici, l’attuale Governo non sembra intenzionato a mettere una pezza a questa mancanza. Per la maggioranza, infatti, la proposta di uno stipendio minimo di 9 euro l’ora non è accettabile e ha rilanciato proponendo un rafforzamento della contrattazione collettiva. Peccato, però, che ad oggi circa 500 contratti collettivi risultino scaduti e che questo strumento sia molto meno agile rispetto a quello utilizzato da molti altri Paesi, che garantisce la possibilità di aumentare le soglie minime in base all’inflazione. Cosa che sta già accadendo in alcuni Stati…
Per capire di cosa stiamo parlando e prima di entrare nel dettaglio degli aumenti, vediamo l’attuale quadro legato al salario minimo. Partendo dai numeri, nel Vecchio Continente sono 22 su 27 gli Stati che hanno un salario minimo. Nel 2022 una direttiva Ue ha previsto l’obbligo a meno che la contrattazione non copra almeno l’80% dei lavoratori. Oltre all’Italia, tra i Paesi Ue che non prevedono una soglia minima nazionale ci sono Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia. Eurostat classifica i Paesi europei in tre diversi gruppi. Quelli con un salario minimo nazionale superiore a 1.500 euro al mese: Lussemburgo, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda e Francia. Il secondo gruppo è composto dai Paesi con un salario minimo nazionale superiore a 1.000 euro ma inferiore a 1.500 al mese: Spagna e Slovenia. Il terzo gruppo è composto dai Paesi con un salario minimo nazionale inferiore a 1.000 euro al mese: Cipro, Grecia, Portogallo, Lituania, Malta, Polonia, Cechia, Estonia, Slovacchia, Croazia, Ungheria, Lettonia, Romania e Bulgaria.
Come dicevamo, l’elasticità del salario minimo permette di intervenire qualora la situazione economica generale lo renda necessario. Ci sono così alcuni Paesi che nell’ultimo periodo hanno alzato la soglia dello stipendio minimo garantito. Nel Regno Unito, per esempio, il limite è salito da 10,42 a 11,44 sterline l’ora. Considerando un lavoratore a tempo pieno, con almeno 23 anni, questa modifica ha portato a un aumento medio annuo di circa 1.800 sterline, l’equivalente di 2.000 euro circa.
Nel Regno Unito non sono gli unici. In Germania è stato raggiunto un accordo per un aumento da 12 a 12,41 euro nel 2024, al quale se ne aggiungerà un altro nel 2025 che porterà la soglia a 12,82 euro. Nei Paesi Bassi, invece, si è saliti a circa 13 euro l’ora. Gli olandesi, però, hanno una struttura più complessa e il salario minimo varia in base all’età e agli anni di lavoro. Infine, anche in Francia si è scelto di aumentare. L’incremento è stato dell’1,81%. In Italia, invece, dopo settimane di grande attenzione, il tema sembra essere uscito dall’agenda politica. Non resta, allora, che attendere e sperare in nuovi sviluppi.
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