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Droghe: ecco perché il nuovo spot del Governo non è credibile

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Giulia De Sanctis

Un nuovo spot sulle droghe realizzato dal Governo per disincentivare il consumo di cannabis è finito al centro delle polemiche sui social

È giunta una nuova campagna antidroga Butta via la droga, non la vita da parte dell’attuale governo Meloni, la quale però non sembra dare i risultati sperati – almeno stando alle reazioni dei primi destinatari, ovvero gli adolescenti -.

Dopo il Tutte le droghe fanno male, bravi fatelo girare del CT Roberto Mancini nello spot di inizio giugno, il governo è tornato a sensibilizzare i ragazzi sull’uso della cannabis con un nuovo e breve spot sulla Rai.

La nuova campagna contro le droghe del Governo non sta funzionando come vorrebbe

Nel video, di circa 30 secondi e realizzato da Dipartimento per le politiche antidroga e dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria, un bambino si avvicina a un adolescente cha appoggiato al muro si prepara una canna.

Foto | Screeshot della campagna su Youtube https://www.youtube.com/@dipartimentopoliticheantidroga – 20maggiosenzamuri.it

“Guarda che ti fai male, poi è un attimo che passi ad altre droghe”, dice il saggio bambino all’adolescente ribelle, che gli risponde E te che ne sai?”A quel punto il bambino risponde:”L’ho visto con i miei occhi. Tutte le droghe fanno male”.

La campagna voleva negli intenti disincentivare i più giovani dall’uso di cannabis, ma lo fa con modalità e argomentazioni che sembrano poco credibili, soprattutto per i ragazzi e le ragazze a cui punta a rivolgersi.

Tra i commenti sarcastici sui social, tra cui soprattutto X, si legge: Ho visto la campagna pubblicitaria contro le droghe e ora ho voglia di farne uso nonostante non le abbia mai provate

Il passaggio automatico dalla cannabis ad altre droghe più pesanti è un’argomentazione piuttosto datata, risalente alla teoria del passaggio nata negli anni ’30 negli Stati Uniti quando il Federal Bureau of Narcotics promosse una campagna a favore del proibizionismo della cannabis indicandola come responsabile di diversi casi di dipendenza da narcotici.

Oltre a fondarsi su una teoria risalente ormai a un secolo fa e la cui fondatezza scientifica è stata negli anni più volte messa in discussione, questa campagna ha scatenato il sarcasmo sui social soprattutto per i toni paternalistici con cui affronta la tematica del contrasto alla droga.

Ad esempio è abbastanza inverosimile che un bambino come il protagonista della campagna istituzionale faccia queste simili argomentazioni: gli utenti del web hanno sottolineato come ci sia la stonatura nella frase L’ho visto con i miei occhi pronunciata dal bambino, il quale poi taglia corto con un generico tutte le droghe fanno male.

Lo spot si conclude con una voce fuori campo: “Ogni anno migliaia di persone vanno al pronto soccorso per patologie legate direttamente al consumo di droghe. Una su dieci è minorenne”.

Sul sito del Governo si legge:”Secondo i dati contenuti nella Relazione del 2023 al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, nel 2022, quasi il 10% degli accessi al pronto soccorso direttamente droga-correlati ha riguardato minorenni e circa il 14% i 18-24enni. Tra i ricoveri con diagnosi principale droga-correlata, il 15% ha riguardato persone con meno di 24 anni, un dato in aumento rispetto all’anno precedente. Sempre nel 2022, si è osservata, inoltre, una generale riduzione dell’età media dei ricoverati, specialmente nel genere femminile”.

Dunque, tra toni paternalistici, informazioni poco dettagliate e datate, le quali non aggiungono nulla in più rispetto a una qualunque persona potrebbe dire sull’argomentonessuna informazione scientifica su quali siano le conseguenze del consumo di cannabis, nessun dato a supporto della posizione del “poi è un attimo che passi ad altre droghe”, nessun indicazione su chi poter contattare per chiedere supporto in caso di uso di droghe.

È abbastanza difficile che uno spot istituzionale costruito nella maniera elencata possa riuscire a raggiungere l’obiettivo per cui è stato pensato e prodotto.

Giulia De Sanctis

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