Da pochi giorni Bologna è diventata la prima grande città in Italia a introdurlo. Nel Vecchio continente le principali capitali, da Amsterdam a Madrid, hanno adottato il modello e nessuna è tornata indietro complici i benefici, dalla sicurezza alla qualità della vita dei residenti
Nata negli anni ‘70 in Olanda, la nozione di “Città 30” ha preso piede nelle principali capitali europee, da Madrid a Parigi. Un modello di sviluppo urbanistico che rovescia il paradigma mettendo al centro dello spazio pubblico le persone a scapito delle auto.
Come spiega l’architetto Matteo Dondé, massimo esperto italiano di città a velocità lenta, uno dei più importanti risultati del limite è la riduzione degli incidenti e dunque delle morti sulle strade. Senza contare i benefici in termini di riduzione del traffico stradale, diminuzione dell’inquinamento acustico e miglioramento dello stile di vita, più sano, dei residenti.
Le “Città 30” in Europa
A fare da apripista nel Vecchio continente è stata nel 1992 Graz, in Austria. Ancora in vigore a distanza di oltre trent’anni, la norma riguarda circa l’80% della rete autostradale. Già l’anno prima la città di Zurigo, in Svizzera, aveva iniziato a introdurre il limite dei 30 chilometri all’ora partendo dalle aree residenziali. L’ultima a entrare nel club delle “Città 30” in Europa è stata Amsterdam nel dicembre dello scorso anno.
Nel mezzo moltissime città europee hanno messo il freno: Grenoble (2015), Edimburgo (2016), Madrid (2018), Helsinki, Valencia e Lille (2019), Bilbao e Nantes (202), Londra e Barcellona (2020), Bruxelles, Parigi e Montpellier (2021), Lione (2022).
I vantaggi dell’andar piano
Nessuna ha rimpianto la scelta, ritornando sui propri passi, considerati i benefici tangibili del modello “Città 30”. Emblematico il caso di Graz. Come ha spiegato la portavoce del Consiglio comunale Magdalena Markovic, interpellata dallo European Data Journalism Network, con l’introduzione del limite di velocità, già nei primi due anni il numero di incidenti stradali è diminuito del 25%.
Non solo. Nei primi sette anni è cresciuto il numero di viaggi giornalieri in bicicletta (da 110mila a 125mila), mentre sono diminuiti gli incidenti ai danni dei ciclisti (da 490 a 380). Con la “Città 30” è calato anche l’inquinamento acustico come è si è ridotta la concentrazione di biossido di azoto nelle strade a 30 chilometri orari (-24%). Dopo la resistenza iniziale, i residenti di Graz hanno accettato di buon grado il limite di velocità una volta appurati i risultati nella qualità della vita e la sicurezza sulle strade.
Anche le Nazioni Unite promuovono il modello. Nel 2021, in collaborazione con la Federazione automobilistica internazionale (Fia), ha lanciato la campagna Streets for Life #Love30 con l’obiettivo di “promuovere e sostenere strade a 30 km/h (o 20 mph) dove le persone vivono, camminano e giocano”.
Bologna mette il freno, prima grande “Città 30” in Italia
Poche multe e un generale abbassamento della velocità sulle strade. È positivo il bilancio del limite dei 30 chilometri all’ora da pochi giorni in vigore a Bologna, prima grande “Città 30” d’Italia. Un provvedimento, diffuso già in molte capitali europee, fortemente voluto dal primo cittadino Matteo Lepore a cui la Giunta di centrosinistra ha lavorato sin dallo scorso luglio per adeguare le strade. “Il rispetto dei limiti nelle altre strade dimostrerà, come avvenuto in tutte le altre città che hanno adottato da anni questo provvedimento, che si tratta di una scelta che porterà benefici alla città in termini di maggior sicurezza stradale, minor inquinamento acustico e atmosferico e maggior fluidità del traffico”, ha detto l’assessora alla Mobilità Valentina Orioli.
Il primo cittadino Lepore: “Obiettivo zero morti in strada”
Primo obiettivo del sindaco è innanzitutto quello di “azzerare” gli incidenti e le morti in strada: “Nella Città 30 andremo un po’ più piano, per andare più veloci tutti”, ha spiegato Lepore subito dopo l’approvazione delle ordinanze. “Le prime tre cause sono la velocità eccessiva, la mancata precedenza sulle strisce pedonali o la guida distratta. La velocità conta sempre: o come causa diretta o come fattore che aggrava le conseguenze delle altre violazioni”.
Per Bologna si tratta di un tassello del più ampio progetto dell’amministrazione targata Partito democratico che mira a dare “più spazio alle persone”, sottraendolo alle auto, con la messa in sicurezza di strade e attraversamenti, nuove piazze pedonali, piste e corsie ciclabili. Oltreché proteggere pedoni e ciclisti, l’introduzione delle “zone 30” mira anche a ridurre l’inquinamento atmosferico, acustico e visivo.
Per fare in modo che i bolognesi rispettino le nuove regole, le strade saranno pattugliate ogni giorno dai vigili urbani, a cominciare da quelle dove è più massiccia la presenza delle persone, come quelle a ridosso di scuole, mercati, ospedali e parchi. In città hanno esordito anche gli infovelox, pannelli luminosi mobili acquistati dall’amministrazione comunale che non fanno multe ma mostrano in tempo reale la velocità effettiva dei veicoli in transito, segnalando in rosso quelli che superano il limite. La multa, di 42 euro, scatta dai 36 chilometri di velocità nelle strade dove il limite è 30.
Il referendum del comitato “No Città 30”
La novità non sembra piacere a tutti in città. A cominciare dalle opposizioni, che hanno già annunciato una raccolta firme per indire un referendum consultivo contro la delibera della Giunta Lepore. Ne serviranno 9mila da racimolare in tre mesi. Capofila del comitato “No Città 30” è Fratelli d’Italia, affiancato da Forza Italia, Lega e dalla lista Bologna ci piace.
“Noi crediamo che ‘Città 30’ non risolva il problema degli incidenti stradali, forse risolverà il problema del Comune di Bologna con le multe, ma non salverà delle vite”, spiega il senatore di FdI, Marco Lisei. Gli fa eco Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega a Palazzo d’Accursio: “Lepore ha detto che la maggioranza dei cittadini è d’accordo con lui, se ne è convinto sciolga i dubbi e li lasci scegliere con il voto referendario“.
Nel frattempo su Change.org è già partita una petizione contro il limite dei 30 chilometri all’ora, che in pochi giorni ha raccolto decine di migliaia di firme. Sul piede di guerra anche i conducenti delle auto a noleggio, che lo scorso lunedì hanno protestato con un lungo corteo per le strade di Bologna.
Scontro fra Salvini e Lepore
Nel dibattito è intervenuto anche il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che con un video condiviso sui social ha parlato di “scelta ideologica e insensata” da parte della Giunta di centrosinistra. In una nota il Mit si è detto “pronto ad avviare un confronto immediato con l’amministrazione bolognese per verificare soluzioni alternative e prevenire forzature e fughe in avanti”. Secondo il ministero, il limite di velocità “non appare ragionevole perché i problemi per i cittadini (in particolare per i lavoratori) rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”.
Lepore dal canto suo ha puntato il dito contro “il circo mediatico della destra” che mira a screditare il modello “Città 30”, ricordando che è lo stesso ministero nelle proprie linee guida a invitare le città a “introdurre le zone 30” per ridurre le morti sulle strade.