Anche negli stati laici, come l’Italia, la religione è stata usata più volte per provare a ottenere i consensi di parte della popolazione
Basta conoscere un minimo la sua storia per sapere che Donald Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti, è tutto fuorché un uomo casa e Chiesa. Basterebbero le sue relazioni extraconiugali a dimostrare il suo scarso interesse per gli insegnamenti delle Sacre Scritture, ma volendo spingersi ancora oltre si possono ricordare anche i soldi guadagnati grazie ai casinò e le intercettazioni dalle quali sono trapelati dei commenti degradanti su varie donne con le quali ha avuto a che fare. Eppure negli ultimi anni il probabile candidato Repubblicano è riuscito a ottenere i consensi della fascia più religiosa della popolazione statunitense, come dimostrato dalla recente vittoria in Iowa, stato in cui quasi tutti gli abitanti sono evangelici.
Il successo di Trump tra gli evangelici (e non solo)
Nonostante il suo passato, Trump si è dimostrato capace di sfruttare il simbolismo religioso a suo favore (qualcuno ricorderà la sua foto con la Bibbia in mano) e soprattutto di intercettare i desideri di una precisa parte dell’elettorato. Grazie a lui, per esempio, sono stati eletti tre giudici della Corte Suprema vicini alle idee più conservatrici, che hanno portato all’abolizione della sentenza sul diritto all’aborto. Tramite il Muslim Ban, Trump ha anche cercato di impedire l’accesso negli Stati Uniti alle persone provenienti da alcuni Paesi prevalentemente musulmani.
In generale, pur non essendo lui stesso un fulgido esempio di uomo religioso, il tycoon ha dimostrato di essere allineato con gli evangelici e altri gruppi simili su temi come la lotta contro i diritti lgbtqia+, l’opposizione alla liberalizzazione delle droghe e a pratiche come il fine vita e il già menzionato aborto. Queste fasce della comunità religiosa, convinte di incarnare “il bene”, si sentono minacciate dalla modernità e dalle idee progressiste, pertanto vedono nei candidati conservatori un’ancora di salvezza, anche quando non sono esattamente dei modelli di rettitudine. Trump è consapevole di questa situazione e non sta esitando a sfruttarla per ottenere degli importanti vantaggi in vista delle elezioni.
Un caso tutto italiano: Matteo Salvini e l’uso dei simboli legati alla religione nei comizi
Non bisogna guardare troppo lontano per trovare un politico che negli ultimi anni ha portato avanti una strategia simile a quella di Trump. Matteo Salvini si è fatto più volte notare per la tendenza a usare simboli religiosi ed espressioni tratte dalla Bibbia nel corso dei suoi comizi. Lo sforzo di memoria richiesto per ricordarlo con il rosario tra le mani o con varie immagini sacre sulla scrivania è davvero minimo. Inoltre, tutta la campagna elettorale della Lega in vista delle elezioni del 2022 è ruotato attorno a una parola che chiunque associa all’istante alla fede cattolica: “Credo”.
La comunicazione di Salvini si rivolge soprattutto ai conservatori italiani, che sono per la maggior parte molto legati alla religione e che, proprio come gli evangelici negli Stati Uniti, vedono in alcuni cambiamenti della società una minaccia al loro stile di vita e alle loro convinzioni (una percezione distorta, perché si parla comunque di ampliare i diritti senza toglierli a nessuno). Le parole di Salvini bastano a spingere parte del mondo cattolico a votare per lui ed è forse questa ragione che lo spinge a portare avanti battaglie annuali contro la rimozione del presepe nelle scuole.
Meloni ha più volte ricordato la propria fede cristiana
In misura minore, anche la premier Giorgia Meloni ha fatto appello alla sua fede religiosa per convincere gli elettori a darle fiducia. Il grido “io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana, non me lo toglierete!” risuona ancora nelle orecchie di chiunque l’abbia ascoltato.
Anche se non è mai arrivata a baciare rosari in pubblico o a invocare la protezione del cuore immacolato di Maria, la presidente del Consiglio ha più volte ribadito l’importanza delle radici cristiane dell’Italia.
Putin e la Chiesa ortodossa russa
Parte della forte presa esercitata da Vladimir Putin sulla Russia dipende anche dalla sua scelta di riportare in auge la Chiesa ortodossa russa e renderla parte dell’identità statale. Lo stesso zar cerca di mostrarsi al pubblico come un uomo religioso, partecipando a tutte le messe, portando sempre con sé una piccola croce e criticando aspramente i valori occidentali. La Russia è una delle nazioni in cui le persone omosessuali hanno meno diritti e anche su temi come l’aborto le leggi sono sempre più severe. In Ungheria, Viktor Orbán ha seguito un modello simile, seppur in chiave cattolica.
Come Jair Bolsonaro ha strumentalizzato la religione
Jair Bolsonaro, l’ex presidente del Brasile, ha sfruttato la religione sin dall’inizio della sua scalata al potere, quando, seguito dalle telecamere, si è fatto battezzare nel fiume Giordano, proprio come Gesù nella Bibbia. Durante la sua presidenza ha più volte citato dei versetti del libro sacro per giustificare alcune scelte della sua agenda neoliberale e ha persino partecipato alla cosiddetta “marcia per Gesù” per attaccare gli omosessuali. Un po’ come Salvini, anche lui ha consacrato il Paese alla Madonna, scegliendo quella di Fatima (bianca) al posto di quella di Aparecida (meticcia).
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