Anche il mercato cinese, considerato tra i più solidi, sta subendo delle flessioni, alcune dovute ancora alla gestione della pandemia
In un periodo di incertezza economica globale, la Cina, storicamente considerata la principale economia manifatturiera al mondo, si trova attualmente ad affrontare una serie di sfide congiunturali di notevole rilevanza. Queste sfide, che vanno dalla persistente crisi immobiliare all’elevato indebitamento delle entità locali, si inseriscono in un contesto più ampio, influenzato dalle conseguenze ancora non completamente assorbite della pandemia di COVID-19. La crescita stimata del Prodotto Interno Lordo (PIL) per il 2023 è tra le più basse degli ultimi anni, mentre si assiste a cambiamenti geopolitici in atto e all’acuirsi delle tensioni con gli Stati Uniti.
Secondo le più recenti informazioni ufficiali, l’economia cinese ha registrato una crescita del 5,2% nell’anno precedente, rappresentando uno dei tassi di crescita più bassi degli ultimi trent’anni. L’Ufficio Nazionale di Statistica (NBS) di Pechino ha riportato un prodotto interno lordo di 126 trilioni di yuan, corrispondenti a circa 17,6 trilioni di dollari.
La produzione industriale cinese ha evidenziato una crescita del 6,8% su base annua a dicembre, superando le aspettative del mercato. Questo incremento è stato trainato da un’attività robusta nei settori minerario e manifatturiero, con una notevole accelerazione nella produzione di servizi di pubblica utilità. Settori chiave come l’estrazione del carbone, l’industria estrattiva del petrolio e del gas naturale, i metalli non ferrosi, i prodotti chimici e le attrezzature generali hanno contribuito in modo significativo a questa crescita. Tuttavia, l’incremento complessivo per l’intero anno è stato del 4,6% rispetto all’anno precedente.
Le vendite al dettaglio hanno registrato un aumento del 7,4% su base annua a dicembre, segnando il dodicesimo mese consecutivo di crescita. Tuttavia, questo tasso è risultato inferiore alle aspettative del mercato. Le vendite di apparecchiature per le comunicazioni e di auto hanno mostrato un rallentamento significativo rispetto al mese precedente. Al contempo, alcune categorie, come la cura della persona, gli elettrodomestici e le forniture per ufficio, hanno sperimentato una diminuzione. Settori come cereali e olio alimentare, abbigliamento, oro-argento-gioielli e prodotti petroliferi hanno invece evidenziato una crescita più rapida. Nel complesso, le vendite al dettaglio per l’intero anno sono cresciute del 7,2%.
Il rallentamento del PIL cinese può essere considerato una naturale conseguenza del processo di sviluppo economico del paese. La Cina, erroneamente vista come un paese in via di sviluppo, sta ora concentrando il terzo mandato del presidente Xi Jinping sulla crescita interna piuttosto che sugli investimenti stranieri. Questo rallentamento era già evidente nel 2019, prima dell’epidemia di COVID-19, e collega parte di questa situazione ai costi elevati sostenuti per gestire la pandemia. In particolare, si stima che i costi ammontino a circa 230 miliardi di dollari. Nel frattempo, il debito delle province cinesi ha raggiunto cifre straordinarie, raggiungendo gli undici mila miliardi di dollari, una somma che presenta chiari rischi finanziari.
Per uscire da questa situazione, è fondamentale mantenere aperture e collaborazioni internazionali, e il mancato perseguimento di tali strategie potrebbe portare la Cina verso una situazione simile a quella giapponese, caratterizzata da stagflazione, un periodo di bassa crescita e alta inflazione.
Negli ultimi tempi, l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, sta esplorando il concetto di “decoupling”, ovvero la separazione delle economie nazionali dalla Cina, almeno in determinati settori. In Svizzera, ad esempio, è stata proposta una legge sugli investimenti esteri che riflette questa direzione. Utilizzare il termine “de-risking” evidenzia che la sicurezza è ora la priorità assoluta per il presidente Xi Jinping. L’accesso al mercato cinese è attualmente limitato in diverse aree, e il Comprehensive Agreement on Investment (CAI) tra Cina ed Europa è in stallo a causa delle sanzioni cinesi contro parlamentari europei. Il termine “de-risking” suggerisce che, piuttosto che una separazione totale, la Cina sta cercando di mitigare i rischi, mantenendo una cautela nelle sue interazioni internazionali.
Molte sono le difficoltà strutturali dell’economia cinese, evidenziando il peso significativo del mercato immobiliare sul PIL, rappresentando circa il 28%. Tuttavia, questo settore non è solo uno strumento speculativo, ma anche la cassaforte del cittadino cinese medio. Attualmente, la Cina affronta uno squilibrio tra l’offerta e la domanda di abitazioni, con circa 60 milioni di appartamenti vuoti. La recente crisi di Evergrande è citata come un sintomo di questo squilibrio. L’invecchiamento della popolazione e il calo demografico sono ulteriori sfide, e si nota un aumento significativo della disoccupazione giovanile nelle realtà urbane, superando il 25%. Queste dinamiche sociali, unite all’invecchiamento della popolazione, stanno creando tensioni crescenti sulla spesa pubblica, generando una dicotomia tra generazioni.
La prospettiva di una democrazia in Cina è considerata con realismo. Il patto sociale fondamentale nel sistema cinese a partito unico ruota attorno all’aspetto economico: il governo offre miglioramenti economici in cambio di un’apparente stabilità politica. La rottura di questo patto sociale potrebbe portare a conseguenze difficili da prevedere. Mentre la Cina affronta tensioni con gli Stati Uniti e questioni delicate come Taiwan, l’attenzione cinese si sta spostando verso nuovi scenari, come l’Africa e il Sudamerica, dimostrando una competizione economica globale in evoluzione.
L’economia cinese, sebbene mostri segni di crescita moderata, rivela una notevole resilienza e la capacità di adattarsi a sfide complesse. La produzione industriale ha evidenziato una ripresa in alcuni settori chiave, indicando un potenziale per una crescita più sostenuta.
Strategie chiave come la diversificazione delle attività produttive e una maggiore attenzione al mercato interno possono rivelarsi cruciali per affrontare le sfide attuali. Una gestione flessibile delle politiche economiche e un monitoraggio attento dei modelli di consumo potrebbero contribuire a stimolare la crescita economica nel prossimo futuro.
In conclusione, la Cina si trova a navigare tra sfide complesse, che spaziano dalle questioni economiche strutturali a dinamiche geopolitiche in evoluzione. La competizione economica globale, le sfide demografiche e le tensioni internazionali creano un quadro intricato che richiede analisi approfondite e riflessioni olistiche. Come la Cina affronterà queste sfide avrà non solo impatti sulla sua stessa destinazione economica ma influenzerà significativamente il panorama globale. Un approccio integrato e una comprensione approfondita delle dinamiche in gioco sono essenziali per affrontare la complessità della situazione attuale.
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