Ecco come funziona una forma di riabilitazione del campione Michael Schumacher che spinge il cervello a bypassare le connessioni perdute
Era il 29 dicembre 2013 quando il pilota di Formula Uno Michael Schumacher, impegnato in una discesa fuori pista con gli sci a Maribel, in Francia, cadde battendo la testa violentemente.
Aveva definitivamente chiuso con la Formula Uno un anno prima, il 29 novembre 2012 in occasione del Gran Premio del Brasile, chiudendo una carriera da sogno costellata di 7 titoli mondiali e 91 Gran Premi.
In vacanza con il figlio Mick e alcuni amici, Schumacher cadde, sbattendo violentemente la testa contro la roccia. Indossava il casco, ma anche una telecamera sportiva con l’asta di supporto che, nell’urto, perfora la protezione e il cranio del pilota.
Ricoverato a Grenoble viene sottoposto a un’operazione neurochirurgica per poi essere mantenuto in coma farmacologico e, dopo sei mesi, venne trasferito a Losanna per avviare un percorso di riabilitazione.
Michael Schumacher oggi, funzionano le terapie?
Infine, dal 2014, è nella villa di Gland dove è assistito 7/24 da un team che conta circa quindici persone tra medici, infermieri e specialisti. Da allora la moglie Corinna e i familiari hanno alzato un muro di riserbo pressoché totale sulle condizioni del campione.
In pochissimi, oltre ai familiari, hanno la possibilità di vedere Schumy, in particolare Luca Badoer, collaudatore ed ex pilota e amico per la pelle di Michael e poi Jean Todt.
“Michael è qui, quindi non mi manca – afferma Jean Todt in un’intervista a L’Equipe – Non è il Michael di prima. È diverso ed è magnificamente guidato da sua moglie e dai suoi figli che lo proteggono. La sua vita è diversa e ho il privilegio di poter condividere momenti con lui”. “Questo è tutto quello che c’è da dire – prosegue Todt -. Purtroppo il destino lo ha colpito e non è più il Michael che abbiamo conosciuto”. Il francese è uno dei pochi a fare visita con regolarità all’amico e alla sua famiglia nella residenza di Gland, in Svizzera, ma nel corso degli anni non si è fatto sfuggire nulla sulle sue condizioni, rispettando la richiesta di privacy, ma spiegando di aver seguito insieme con lui anche vari Gp alla televisione.
Il loro rapporto cominciò nel 1996, anno in cui il tedesco venne ingaggiato dalla Ferrari dopo i due titoli iridati conquistati in Benetton. A Maranello trovò il manager francese e dopo i mondiali sfiorati nella seconda metà degli anni ‘90, il terzo millennio si aprì con l’affermazione di Schumacher, che interruppe un digiuno di vittorie ferrariste nel campionato del mondo presente dal 1979.
Gli altri quattro sigilli, ottenuti consecutivamente dal 2001 al 2004, non fecero altro che incrementare il feeling tra i due maggiori protagonisti di quel periodo. In tutta la sua permanenza a Maranello, interrottasi nel 2006 con il suo primo ritiro dalle competizioni, Schumacher vinse 72 GP, oltre a cogliere 58 pole, 53 giri veloci e ben 116 podi, in un totale di 180 GP disputati.
La scelta di avere solo una piccola cerchia intorno al campione di Formula Uno è stata adottata per evitare speculazioni: come quando qualcuno, presumibilmente una persona all’epoca ritenuta vicina al campione, aveva scattato foto delle sue condizioni attuali tentando poi di venderle ad un milione di euro.
Non sono tardate nemmeno le fake news: dalla morte, che periodicamente torna a girare sul web ai sensazionali risvegli, fino addirittura alla falsa intervista realizzata con l’intelligenza artificiale da una rivista tedesca – senza ovviamente specificare fosse un fake -, la quale ha indignato non poco la famiglia Schumacher.Dalle condizioni attuali del pilota ha parlato la moglie Corinna in un documentario del 2021: “È con noi, in un modo diverso, ma è con noi”. Recentemente anche il fratello Ralf ha rotto il silenzio e alla Bild ha dichiarato di soffrire tantissimo la mancanza di Michael, visto che “la medicina moderna ha reso possibile fare qualcosa, ma nulla è come prima dopo l’incidente“.Continua il fratello del pilota: “La vita a volte è ingiusta. Michael è stato spesso fortunato nella sua vita, ma poi è arrivato questo tragico incidente. Grazie al cielo siamo riusciti a fare molto grazie alle moderne possibilità mediche, ma ancora niente è come prima”.Sempre il fratello racconta del ruolo di Michael nella sua vita, che per lui era un vero e proprio insegnante: “Mi ha trasmesso tutta la sua esperienza. Avevo l’occasione di imparare dal migliore. Da piccoli dormivamo nella stessa stanza. Il materasso era appoggiato per terra perché non avevamo i soldi per un vero letto”.Nonostante abbiano una differenza di età ampia (7 anni), il rapporto era molto stretto. “Michael è stato sempre al mio fianco. Anche per questo mi manca così tanto”.Ora anche la tv pubblica tedesca Ard ha fatto un documentario Being Michael Schumacher, non perché ci sia una nuova notizia da raccontare ma perché sono dieci anni che si aspettano nuove notizie.Sembrerebbe che Schumacher stia facendo delle terapie innovative, ancora la Bild ha scritto che negli ultimi tempi è stato portato in Mercedes, in pista su una Amg, la gamma ultra sportiva della casa automobilistica tedesca per stimolare il cervello del pilota con rumori familiari, come ad esempio il ruggito di un motore.