La ratifica del Meccanismo europeo di stabilità diventa terreno di scontro tra i partiti dell’opposizione in vista delle elezioni europee
In vista del voto in Parlamento sulla ratifica del Mes, il Meccanismo europeo di Stabilità, si accende il dibattito anche tra i banchi dell’opposizione con un occhio già alle elezioni dell’Ue del prossimo anno. Il cosiddetto Fondo salva Stati è diventato terreno di scontro tra il Partito democratico e il Movimento 5 stelle, con il leader pentastellato Giuseppe Conte che dalle colonne del Foglio ribadisce il no del M5s: “Il Mes se lo voterà Meloni. Con il Pd, Italia Viva e Forza Italia”. Quanto al governo, Meloni “è in enorme difficoltà, ha capito che cosa significhi governare e la sua proverbiale coerenza sta facendo acqua da tutte le parti. Quando va in Europa sembra che stia in giro per i mercatini di Natale”.
Parole che suonano come un campanello d’allarme al Nazareno e fra i gruppi parlamentari dem. Di più: sono un assaggio della campagna per il voto europeo, che si annuncia un tutti contro tutti, una gara in cui ognuno correrà in solitaria in forza della legge elettorale proporzionale. Tra i dem c’è convinzione che i Cinque Stelle si preparano a usare il Mes come una clava, non solo sul governo, ma anche sul Partito democratico.
Del resto sul Meccanismo europeo di stabilità il Pd di Elly Schlein mantiene una posizione diametralmente opposta a quella dei grillini: va ratificato al più presto, ripetono oggi i dem in continuità con la linea del partito che fin dai tempi della segreteria di Nicola Zingaretti spingeva, con Conte al governo, affinché l’Italia ricorresse al Fondo salva Stati.
Del resto il Pd non sarà il solo a votare la ratifica del Mes. Quasi scontato il sì di +Europa e Azione. Anche l’Alleanza verdi sinistra non dovrebbe far manca il proprio voto. Sinistra Italiana, il partito di Nicola Fratoianni che aderisce all’Avs, in passato ha criticato aspramente il meccanismo, soprattutto per quel che riguardava le cosiddette “condizionalità”, ovvero i paletti imposti ai Paesi per accedere al fondo salva Stati. Una posizione che nel tempo si è ammorbidita dopo la riforma del 2021 che ne ha reso più digeribile la ratifica. E oggi il via libera da parte di Avs appare più probabile che in passato.
Quale che siano le posizioni dei partiti non è ancora chiaro quando ci sarà il voto in aula. Un voto niente affatto scontato mentre si avvicina la scadenza per la ratifica, il prossimo 31 dicembre. “L’ultima capigruppo che abbiamo fatto alla Camera aveva stabilito il calendario di tutto il mese di dicembre e anche se formalmente, come tante altre cose, il Mes era tra i punti che si potevano astrattamente affrontare, in realtà era a tutti chiaro che non ci sarebbe stato il tempo per farlo e che quindi era soltanto un’ipotesi astratta”, conferma il ministro con i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.
Le opposizioni sono sul piede di guerra e denunciano “’ostruzionismo” della maggioranza alla Camera per boicottare il voto sul Mes. “Il comportamento della maggioranza per rinviare il Mes è inaccettabile”, sottolinea la capogruppo Pd, Chiara Braga: “Chiediamo formalmente al presidente della Camera Fontana di difendere le prerogative del Parlamento e delle opposizioni. La ratifica del ‘Meccanismo salva stati’ è stata fissata all’ordine del giorno del mese di dicembre come provvedimento in quota opposizione e va esaminato come prevede il regolamento e come deciso nella riunione dei capigruppo”.
Mentre aumentano le pressioni sul governo di centro destra affinché ratifichi il Mes (manca solo il via libera dell’Italia tra i Paesi nell’Eurozona), Fratelli d’Italia e Lega cercano di tenere il punto per una questione di coerenza. I partiti della coalizione, con l’eccezione di Forza Italia, lo hanno sempre dipinto come un strumento che limiterebbe l’autonomia e la sovranità dei Stati membri imponendo condizioni capestro. Del resto la partita non è solo di politica interna. Il governo continua a temporeggiare perché pensa si poter sfruttare la carta del Mes per ottenere concessioni su altri fronti a Bruxelles, a cominciare dai negoziati sul Patto di stabilità.
Il Mes (European Stability Mechanism) nasce nel 2012 come risposta alla crisi dei debiti sovrani. È parte di una strategia europea più ampia. Da un punto di vista giuridico, si tratta di un trattato intergovernativo tra i 19 Paesi della zona Euro che istituisce un fondo finanziario con sede in Lussemburgo. La governance del fondo è affidata al Consiglio dei governatori, composto dai ministri dell’Economia dell’Eurozona.
La sua funzione fondamentale è concedere, a precise condizioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – si trovino in temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. Negli anni della crisi finanziaria, il Mes ha fornito assistenza finanziaria a Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro.
Il Mes ha un capitale sottoscritto di circa 705 miliardi di euro, di cui 80,5 versati. L’Italia è il terzo contributore europeo: ha sottoscritto il capitale per 125,3 miliardi (poco meno del 18%), versandone oltre 14. Il diritto di voto dei membri del Consiglio è proporzionale al capitale sottoscritto dai rispettivi Paesi. L’Italia, come Germania e Francia, ha diritto di voto superiore al 15% e può quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.
A partire dal 2017 in sede europea si è iniziato a discutere di una possibile revisione del trattato istitutivo. La discussione si è conclusa nel gennaio 2021 con la firma da parte di tutti e 19 i Paesi dell’Eurozona, Italia inclusa. Tra le novità, è stata introdotta la possibilità per il Mes di fornire una rete di di sicurezza finanziaria (un backstop) al Fondo di Risoluzione comune per le banche nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. Allo stesso tempo sono state in parte modificate le condizioni di accesso alla assistenza finanziaria e introdotta una nuova linea di credito “precauzionale”, destinata ai Paesi colpiti da shock temporanei ma con finanze pubbliche in ordine.
Come ricorda la Banca d’Italia, la proposta di riforma “interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dal Mes in tale ambito, introducendo modifiche di portata complessivamente limitata. La riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani, non affida al Mes compiti di sorveglianza macroeconomica”. Secondo Bankitalia, il Mes “attenua i rischi di contagio connessi con eventuali crisi di un Paese dell’area dell’euro, rischi che in passato si sono materializzati e hanno avuto gravi ripercussioni sul nostro Paese”, come avvenuto a partire dal 2010 con la crisi della Grecia. Oltre a ridurre “la probabilità di un default sovrano“, il fondo salva Stati “contribuirebbe anche a contenere i rischi di contagio connessi con eventuali crisi bancarie di rilievo sistemico”.
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