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Povertà e spreco di cibo, torna la Colletta alimentare. Cosa e come donare

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Federica Giovannetti

Domani si celebra la Giornata nazionale promossa dal Banco alimentare. In tutta Italia nei punti vendita aderenti all’iniziativa sarà possibile acquistare prodotti non deperibili destinati alle persone più in difficoltà

 

Con la povertà assoluta in salita e l’inflazione che taglia il potere d’acquisto delle famiglie, riuscire a portare ogni giorno cibo in tavola si rivela un’impresa sempre più difficile per un numero crescete di persone. Secondo gli ultimi dati Istat sono 5,6 milioni i poveri assoluti, pari al 9,7% della popolazione, in aumento rispetto al 9,1% del 2022. Una condizione che solo 15 anni fa riguardava appena il 3% degli italiani.

È per rispondere a quest’emergenza silenziosa che domani tornano, come avviene ormai da quasi trent’anni, i volontari con la pettorina arancione del Banco alimentare in occasione della Giornata nazionale della Colletta alimentare. In uno dei 14mila supermercati d’Italia aderenti all’iniziativa sarà possibile acquistare cibo non deperibile da donare a chi è in difficoltà.

Lo scorso anno sono state oltre 7.500 le tonnellate di cibo distribuite in più di 11mila negozi. Gli italiani che hanno partecipato alla donazione invece hanno raggiunto quota 4,7 milioni.

Colletta alimentare: cosa donare

Solo nel Lazio l’iniziativa coinvolgerà oltre 500 punti vendita e più di 5mila volontari che inviteranno all’acquisto di prodotti a lunga conservazione che finiranno sulle tavole di circa 125mila persone attraverso una rete fatta di quasi 500 tra centri di distribuzione, empori e mense solidali, centri d’ascolto e unità di strada.

Quest’anno l’organizzazione invita a donare quei prodotti che più scarseggiano nei magazzini delle associazioni territoriali: olio, verdure o legumi in scatola, polpa o passata di pomodoro, tonno o carne in scatola, alimenti per l’infanzia. Da domani e fino a dicembre sarà possibile donare la spesa anche online sulle piattaforme dedicate di Amazon, Esselunga, Carrefour e EasyCoop.

La povertà alimentare

L’aumento dei prezzi ha aggravato la situazione delle categorie più fragili: famiglie monoreddito e con lavori precari, i nostri vicini di casa che a fatica arrivano a fine mese e si arrangiano per riuscire ad avere lo stretto necessario per vivere . L’emergenza è diventata l’ordinarietà e non fa più rumore. È il momento di fare tutti di più e meglio”, spiega Giovanni Bruno, presidente dell’organizzazione che è impegnata ogni giorno nel contrasto alla povertà e allo spreco alimentare, attraverso il recupero delle eccedenze.

Colletta alimentare | Foto Banco alimentare

L’osservatorio dell’organizzazione è un termometro utile per misurare il disagio che attraversa il Paese. Secondo l’organizzazione le persone che quest’anno hanno chiesto aiuto sono state 50mila in più.

In tutta Italia sono oltre 7.600 le organizzazioni partner territoriali convenzionate con Banco Alimentare (inclusi mense, centri di accoglienza, case-famiglia), che offrono aiuto alimentare a 1 milione e 750mila persone in difficoltà. Nel 2022 Banco Alimentare ha fatto arrivare oltre 110mila tonnellate di cibo, in parte salvato dallo spreco e per il resto frutto dei programmi di aiuto alimentare per la distribuzione gratuita agli indigenti.

Spreco alimentare: 27 chili di cibo l’anno a testa

Lo spreco alimentare è l’altra faccia della medaglia. A fronte di un numero crescete di persone che faticano a mangiare in modo sano e regolare, c’è una quantità ingente di cibo che ogni giorno finisce nella spazzatura. Secondo l’analisi del centro studi Divulga, solo in Italia vengono gettate via o perse 8,65 milioni di tonnellate di cibo l’anno. Il dato positivo è che rispetto a un anno fa, lo spreco nelle case italiane si è ridotto del 12%. Nel 2022, anno di ripresa post pandemia, sono finiti nella spazzatura 75 grammi di cibo al giorno, pari a poco più di 27 chili di cibo l’anno a persona.

In Europa lo spreco alimentare generato ogni anno sfiora 59 milioni di tonnellate, pari a 131 chili per abitante. Più della metà è riconducibile al consumo domestico, con 70 chili pro capite. Rilevante l’impatto economico con una perdita media che supera i 330 euro a testa, per un valore complessivo di 149 miliardi di euro.

L’Italia si colloca al terzo posto tra i principali Paesi europei per spreco alimentare in volume. Peggio di noi fanno solo Germania e Francia. Il costo medio per ogni italiano è pari a 385 euro all’anno per un totale di 22,8 miliardi.

A livello globale, le Nazioni Unite stimano siano 785 milioni le persone che soffrono la fame mentre un’enorme quantità di cibo viene sprecata, pari a 1,6 miliardi di tonnellate, circa un terzo di quello prodotto a livello globale.

Se il fenomeno coinvolge tutta la filiera, il grosso dello spreco si concentra nelle case delle famiglie (61%). Seguono la ristorazione con il 26% e dalla vendita al dettaglio (13%). Secondo la Fao, il cibo perso potrebbe sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone.

Federica Giovannetti

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