Appena assunto un nuovo incarico, all’alto ufficiale è stato notificato l’avvio di un’inchiesta formale sul controverso libro “Il mondo al contrario”
Non esattamente un benvenuto. Appena messo piede nel suo nuovo ufficio al comando delle Forze operative terrestri a Palazzo Esercito a Roma, il generale Roberto Vannacci è stato accolto dai superiori che gli hanno notificato l’avvio di un’inchiesta formale per accertare eventuali infrazioni disciplinari in seguito alla pubblicazione del controverso libro “Il mondo al contrario”, oltre 300 pagine al vetriolo su omosessuali, migranti, femministe e ambientalisti. Un caso politico, prima che editoriale, che la scorsa estate ha tenuto banco per giorni sulla stampa. L’autore del best seller intanto si è messo in licenza per un mese. “Motivi familiari”, ha spiegato. “Era programmata da tempo e io avevo rappresentato giorni prima l’intenzione di prendere questo periodo di tempo per me“, ha precisato all’Agi l’alto ufficiale.
La commissione che indaga, presieduta dal generale Mauro D’Ubaldi, contesta al generale di aver pubblicato un libro autoprodotto senza informare la linea gerarchica superiore, come previsto dal Codice dell’ordinamento militare. In questo modo, è l’accusa contenuta nelle tre pagine di addebiti, avrebbe leso l’onore e il prestigio delle forze armate.
Le sanzioni disciplinari previste vanno dalla sospensione dell’impiego da un mese a un anno fino alla “cessazione della ferma”, che equivale all’espulsione dal servizio, se dovesse essere riscontrata una “grave mancanza disciplinare” o una “grave inadempienza ai doveri del militare”. Possibile anche la perdita del grado per rimozione. I tempi della decisione non saranno lunghi, a quanto si apprende.
Si fa dunque più precaria la permanenza dell’ufficiale nelle forze armate e non a caso lui continua a strizzare l’occhio alla politica che lo corteggia, con la Lega in prima fila. “Non mi precludo nulla”, la sua frase ricorrente, pronunciata anche in questi giorni. E alla Difesa non pochi tirerebbero un sospiro di sollievo dopo mesi di polemiche.
Nei giorni scorsi il militare era tornato al centro delle polemiche a causa della nomina a capo di Stato maggiore del comando delle Forze terrestri. Le opposizioni – da Pd a M5S, da Italia Viva a +Europa – avevano stigmatizzato la “promozione” come inopportuna. “Un equivoco”, la replica del ministro della Difesa Guido Crosetto: “In merito alle pretestuose polemiche che oggi alcuni stanno provando a sollevare, sentendosi esperti di questioni e tematiche militari, mi preme solo sottolineare che” Vannacci “non è stato né promosso né retrocesso. Lo Stato maggiore dell’esercito italiano ha deciso di affidargli uno dei ruoli che gli competevano per grado, esperienza e diritto, in attesa che siano esperiti gli accertamenti previsti’‘, spiega in una nota alla stampa.
Insomma nessuna “promozione” ma solo un ritorno alla normalità dopo che lo scorso agosto il generale era stato avvicendato al comando dell’Istituto geografico militare sulla scia delle polemiche innescate dalla pubblicazione del saggio. Del resto dopo tre mesi senza “poltrona”, il rischio era che l’ufficiale potesse ricorrere alle vie legali per far valere le proprie ragioni, aggravando il contenzioso già in atto.
“In questi mesi si è svolta l’inchiesta sommaria i cui esiti sono ancora in via di valutazione. In attesa di quest’ultima, evitando di attribuirgli incarichi di comando o con visibilità e/o proiezione esterna, è stato affidato al Generale Vannacci un incarico di staff, all’interno di una catena di comando ben delineata ed in linea con la sua esperienza”, si legge ancora.
Crosetto ha precisato sul proprio account X che l’incarico affidato a Vannacci è operativo e non di comando. Il militare “dipenderà e sarà agli ordini del generale Ristuccia”, vice comandante del Comando delle Forze terrestri. “Suggerirei, pertanto, di evitare polemiche strumentali basate su scarse o superficiali informazioni e di attendere con serenità che, come sempre, la legge faccia il suo corso’‘.
L’Esercito in una nota stringata ha fatto sapere che il militare a partire a oggi “inizierà un periodo di affiancamento a Roma, al fine di poter assumere l’incarico di “Capo dello Stato Maggiore del Comando Forze Operative Terrestri”. L’incarico di staff è in linea con il grado rivestito dal Generale di Divisione Roberto Vannacci“.
Vannacci dal canto si era detto soddisfatto della nomina. Si tratta di un “incarico prestigioso del quale sono orgoglioso. E comunque da militare sono abituato ad obbedire e continuerò a svolgere il mio lavoro con l’impegno e la dedizione che ho sempre utilizzato”, ha detto il generale. “La nomina è in linea con il mio grado, i ruoli che avevo svolto in precedenza e la mia carriera operativa. Non capisco che polemiche abbia riscosso l’incarico, ma le lascio a chi parla con sciatteria. La stessa sciatteria di chi ha commentato il mio libro senza leggerlo”.
Il saggio di Vannucci era finito subito al centro di aspre polemiche con richieste di dimissioni immediate. “Il mondo al contrario” è infarcito di appellativi e giudizi omofobi e prese di posizioni contro femminismo, immigrazione e ambientalismo. Concetti espressi senza mezzi termini, in modo crudo e diretto.
Nel volume, l’alto ufficiale passa in rassegna tutte quelle che a suo avviso sono le piaghe della società, schiava delle minoranze e delle “lobby”. A cominciare dagli “omosessuali” ai quali si rivolge direttamente: “Normali non lo siete, fatevene una ragione!”. E spiega: “La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionali”. Vannacci se la prende poi con chiunque attenti alla “Famiglia” tradizionale.
Ce n’è anche per gli immigrati e le “discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze”. Scrive nella quarta di copertina: “Si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale”.
Parlando della legittima difesa, l’ex parà non usa giri di parole. Se un ladro entra in casa “perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani”. E “se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”.
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