Salvini e gli scioperi: ora il ministro vuole lo scontro con i sindacati, ma in passato era il primo a invitare a scioperar, sostenendo le istanze dei gilet gialli francesi.
Tra il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e i sindacati è ormai da giorni uno scontro totale. Oggetto del contendere è lo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per venerdì 17 novembre. Una mobilitazione che ha fin da subito incontrato la contrarietà del leader del Carroccio, che ha immediatamente paventato la possibilità di precettarla. A nulla sono serviti gli incontri istituzionali tra le parti e, con ogni probabilità, verrà concesso soltanto uno sciopero di quattro ore per quanto riguarda i trasporti. “La legge me lo permette, non abbiamo bisogno di blocchi, fermi e scioperi, ma di correre e produrre– ha spiegato Salvini – Ho firmato ieri sera l’ordinanza di precettazione dello sciopero, perchè non possiamo dipendere dagli umori di Landini. Chi disubbidisce pagherà”. Parole ancora una volta molto dure, che non hanno fatto altro che esacerbare ulteriormente gli animi.
La volontà di Salvini di cercare lo scontro è dettata quasi esclusivamente da opportunismo politico. Il leader della Lega da sempre vive di questi dualismi. Lo ha fatto fin dall’inizio di questa legislatura, prima con i migranti, poi con i percettori del reddito di cittadinanza e ora con i sindacati e con i lavoratori che vogliono aderire allo sciopero. La Lega non sta, infatti, vivendo un momento di grande entusiasmo. Il consenso in questi mesi di Governo non è aumentato e una buona fetta dell’elettorato si è spostato verso Fratelli d’Italia. L’obiettivo di Salvini, da perseguire anche attraverso atteggiamenti come quelli visti nei confronti di Cgil e Uil, è risalire almeno fino al 10% nei sondaggi.
Come spesso accade, però, Salvini deve fare i conti anche con le sue posizioni passate. Posizioni che, viste oggi, sembrano in totale contrasto con le sue attuali dichiarazioni. Proprio in tema di scioperi, il leader del Carroccio in passato era tra i primi sostenitori della protesta. Proprio come il Movimento cinque stelle, anche Salvini sosteneva a spada tratta i gilet gialli, il movimento di protesta nato in Francia. Era il 2015 e dal palco di Pontida disse, come riportato da Agi: “Tre giorni, non tre mesi, di spallate, di blocco totale, tre giorni durante i quali fermiamo l’Italia per mandare a casa questo governo e farlo ripartire. Tre giorni in cui la gente perbene si ferma da Nord a Sud, isole comprese e o vanno a casa o vanno a casa. Non mi interessano i colori politici la Lega lancia questa proposta: tre giorni nella prima settimana di novembre blocchiamo tutto, fermiamo tutto, blocchiamo tutto, non consumiamo più un accidente, non compriamo più niente, non paghiamo più una lira ma ci fate votare e torniamo un paese normale“.
Non una novità, per dirla tutta. Le giravolte di Salvini sono cosa nota. Solo per citare le due più recenti, il leader della Lega ha cambiato idea sia sul salario minimo sia sul Ponte sullo Stretto.
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